Eruzioni varie

Scoppi improvvisi e incontrollabili ai 4 punti cardinali. Furia, rabbia, indignazione, ma anche entusiasmo, ammirazione, consenso. Miscellanea di istantanee incontenibili, favorevoli o contrarie, su argomenti imprevedibili.

Narrare e rappresentare una storia: femminismo e femministe in Italia negli anni Settanta. Immagini, racconti, storie

Bologna, sabato 22 novembre 2014 ore 10-18
Centro delle Donne  Biblioteca Italiana delle Donne Via del Piombo 5

Sono passati più di dieci anni da quando in seminari o riviste ci interrogavamo sulle ragioni dell’assenza di una storia del femminismo recente, sul nodo del rapporto tra storia e memoria, sulle difficoltà di dare forma nel linguaggio storiografico a un’esperienza così intensa. Da allora molto è cambiato: sono stati scritti saggi, memorie, romanzi, prodotti film e documentari. Sullo sfondo di questo nuovo paesaggio abbiamo voluto organizzare una giornata di riflessione per uno scambio sul tanto lavoro fatto e per creare uno spazio di confronto tra i diversi modi di narrare e rappresentare questa vicenda: dalla storiografia, alla memoria, al cinema, alla letteratura. Annamaria Tagliavini Elda Guerra

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La mamma ha fatto i wuber! Terra ferma al Giurassico

Vi racconto la scena o ve la ricordate? In pochi secondi, esemplificati secoli di aberrazione patriarcale. Complimenti al Salumificio Fratelli Beretta (Lecco-Bergamo) per avere approvato i contenuti dello spot. E congratulazioni per la sintesi all’Agenzia pubblicitaria Noesis Comunicazione (Milano). Loro sanno come gira il mondo.
Alcune osservazioni in ordine sparso.
– I wurstel non sono il prodotto più consigliato per la sana alimentazione dei bambini. Ma comprendiamo che la mamma, dopo una giornata di lavoro fuori casa, non abbia voglia di mettersi a cucinare, dato che è chiaro che nessuno lo farà al posto suo. Sono tutti stravaccati in salotto in attesa del melodioso richiamo “è pronto!”.
– Il papà dà il buon esempio e con entusiasmo vandalico guida i figli in una corsa ad ostacoli domestica, tanto c’è chi pulirà e tutto per incanto tornerà lustro come prima.
– Si intuisce che la mamma, dopo cena, andrà a rimettere a posto la living room divelta dalla sua atletica famigliola. Sarà felice di farlo, i figli crescono sani e robusti (nonostante i wurstel) e suo marito si mantiene in splendida forma.
– La voce cavernicola del papà ottenuta col rallenty audiovideo mentre i barbari si avventano in cucina è azzeccatissima. Per l’uomo scimmia.

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Buon Natale col Kalashnikov. Armi vere. Armi giocattolo

Dalla realtà alla finzione e viceversa, ecco il ciclo no stop dell’educazione alla violenza

Il 23 dicembre, nell’edizione delle 20.30, il TG2 ha mandato in onda un servizio dedicato
al signor Kalashnikov (appena morto) che nel 1947 inventava in Russia l’AK-47, il fucile automatico più diffuso al mondo. Ovunque possiamo leggere le ragioni del suo successo planetario: “poteva sparare un colpo singolo oppure, spostando un selettore, come una mitragliatrice, era compatto, adattabile alla produzione su larga scala, semplice da fabbricare, facile da pulire e mantenere”. Ovviamente non serviva per fare il tiro al piattello. Da allora “è diventato l’arma preferita di guerriglieri, terroristi, adottato
da circa 80 eserciti, immortalato tra le mani di Bin Laden nei filmati di Al Qaeda”.
È simpatico sentirselo ricordare alla vigilia di Natale… ma in effetti, inutile nasconderlo,
è un giorno come un altro e non c’è ragione di cambiare registro, di mostrare l’altra faccia dell’umanità. (altro…)

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“Appena ci liberiamo della nostra paura, automaticamente la nostra presenza libera gli altri”. Grazie, Madiba, per sempre

“No one is born hating another person because of the color of his skin, or his background, or his religion. People must learn to hate, and if they can learn to hate, they can be taught to love, for love comes more naturally to the human heart than its opposite”.

“Education is the most powerful weapon which you can use to change the world”. (altro…)

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“Non si può essere sempre zen”. A morte il Settimanale Giallo

Non si può essere sempre zen è una frase ironica di Isabel Allende tratta dal romanzo
“Il quaderno di Maya” che può essere declinata in vario modo a seconda dei casi.
Invito a reagire e a subissare di mail la direzione della rivista edita da Cairo
affinché, dopo dieci numeri, chiuda definitivamente e cessi di essere
pubblicizzata in tv all’ora di cena. (altro…)

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“L’azienda del nastro rosa”. Milano, 17 marzo 2013. Partecipa!

Pink Ribbons, Inc”, Léa Pool, Canada 2012, 92’
Il documentario di Léa Pool in Prima Italiana
alla Libera Università delle Donne
Corso di Porta Nuova, 32 Milano
17 marzo 2013 ore 15.00

Maxievento organizzato da:
Immaginaria. Festival Internazionale del Cinema delle Donne
Gruppo Soggettività Lesbica
In compartecipazione con l’Unione Femminile Nazionale

Dopo la proiezione interventi di:
Luciana Carnelli  Responsabile del settore Diagnosi Precoce della LILT
Carla Faralli  Presidente del Comitato Emilia Romagna di Susan G.  Komen Italia Professoressa di Filosofia del Diritto all’Università di Bologna
Gemma Martino   Oncologa e Direttore scientifico di METIS
Margherita Millefiori  Medico specialista in diagnostica per immagini
Raffaella Pannuti   Presidente dell’ANT – Associazione Nazionale Tumori
Patrizia Pasanisi  Epidemiologa e Nutrizionista dell’Istituto dei Tumori di Milano

In Italia quasi 1 donna su 10 dovrà fare i conti con un tumore al seno nel corso della sua vita. La ricerca medica, le terapie oncologiche, gli studi sulla prevenzione sono riusciti a cambiare qualcosa? Il docu-film di Léa Pool solleva interrogativi complessi: ne parleremo con donne che da anni studiano e lavorano in questo campo, ma anche portando le nostre personali esperienze.
Scrive Debora: “Ho visto la donna che amavo ammalarsi nel pieno vigore fisico. Ho visto come la mente nelle delusioni della vita possa essere più pericolosa di qualsiasi possibile gene o ‘fattore di rischio’. Ho visto cure più devastanti della malattia. L’ho vista ‘guarire’ e poi ammalarsi di nuovo molto più gravemente. Ho visto medici di base onesti ma smarriti di fronte alla gravità della malattia. L’ho vista combattere e piano piano perdere. Ho visto oncologi meno onesti, ma ne ho visti di coraggiosi ed empatici ricercare in avanzate formule chimiche una troppo spesso impossibile soluzione. Ho visto quanto una falsa speranza possa essere più pericolosa di una dolorosa accettazione. Ho visto la situazione ospedaliera in Italia, in Germania, in America. Ho visto spot televisivi, statistiche, articoli ma giorno dopo giorno lei se ne andava. L’ho vista morire tra le mie braccia accompagnata solo dalle sue amiche e dalle impagabili volontarie dell’ANT. Ho visto tutto questo e ora vorrei poterlo cambiare, insieme a tutte voi.” (altro…)

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