I miei romanzi

Il terzo romanzo su Amazon e Kobo

CoverFlo, un’ex insegnante di Lettere dall’energia inesuaribile, sente crescere l’indignazione per la dilagante indifferenza umana e si chiede: il mondo è sempre stato così o è peggiorato? Quello che vede ogni giorno attorno a sé è allarmante, non c’è limite all’escalation delle cattive azioni, piccole e grandi. È d’accordo con Einstein: quando si tratta della verità e della giustizia non c’è distinzione fra i grandi problemi e i piccoli perché i principi che regolano l’agire sono indivisibili. Lei comincerà dai piccoli, poi si vedrà. Obiettivo: fare dell’umanità un posto migliore. Subito, senza perdere altro tempo. Non che prima se ne stesse lì a guardare, ma ora può dedicarsi anima e corpo alla bonifica del genere disumano. Nonostante l’urgenza, questa volta non può agire d’impulso, deve incanalare la rabbia. Osserva, annota, analizza e… progetta. La rieducazione, per essere efficace e duratura, deve essere servita fredda. E deve essere personalizzata, studiata caso per caso: chi non raccoglie gli escrementi del cane, chi non rispetta il turno in fila, chi guida come un pazzo mettendo a repentaglio la vita degli altri, chi usa gli spazi verdi come discariche personali, chi bulleggia, chi maltratta, chi molesta, l’elenco aumenta di giorno in giorno. La ricetta di Flo: ragione, fantasia e sprezzo del pericolo. Il piano di rieducazione collettiva richiede infatti una buona dose di coraggio, rivelandosi fin da subito un’avventura non priva di rischi.
Dapprima solitaria somministratrice di lezioni esemplari, è presto affiancata da una squadra fedele e affiatata. C’è Vanda l’astronoma musicista, la postina Ornella che parla in dialetto – sfondo della riabilitazione generale è la bellissima Bologna – la rock band delle Still Alive, Felice il teologo, Altero lo chef, Sebastiano il fotografo e una ditta male assortita di traslocatori. Ci sono anche Giulio Cesare e Cleopatra che non potendo fornire un aiuto concreto in quanto appartenenti a un’altra specie, seguono gli eventi in diretta telepatica e a modo loro sono onnipresenti.
Mentre il programma viene incrementato con successo e le operazioni si fanno sempre più spericolate e stravaganti, la squadra subisce l’interferenza dell’ispettrice di polizia Vanessa Paternale. C’era da aspettarselo, prima o poi. Ma le motivazioni di Flo sono sacrosante e fare marcia indietro sarebbe imperdonabile. Extrema ratio, a mali estremi, estremi rimedi, lo dicevano anche i suoi adorati maestri latini, e poi c’è un caso grave per il quale bisognerebbe mettere in campo uno spiegamento di forze ben superiore alle sue. Le dispiace solo di avere messo a repentaglio il clan, in particolare Vanda, insostituibile compagna di vita agreste, nonché comproprietaria del casolare sui colli nel quale vivono. Ma Vanda non abbandonerà mai quella matta di Flo, per ragioni astronomiche: il Pianeta Blu sembra un bel posto, visto dallo spazio, ma in realtà è uno strazio. Anche la detective dovrà scegliere da che parte stare.  E non è detto che Giulio Cesare e Cleopatra stiano sempre lì a guardare.

Con un appello per l’abolizione del Festival di Yulin, che è un vergognoso massacro.
If you are neutral in situations of injustice you have chosen the side of the oppressor.

Il secondo romanzo

CoverIl mondo è la gigantesca Odissea composta d’infinite storie.
Quella narrata in questo libro è unica e irripetibile, è la nostra Odissea.
È l’Odissea che c’è toccata in sorte. Nulla potrà mai cancellarla.
Ce la porteremo dentro per sempre. Per questa sola ragione è uguale a tutte le altre.

Marina è napoletana e vive a Bologna da molti anni. È ostinata, testarda, irremovibile. Non si scoraggia davanti alle difficoltà e le supera. Ha sempre ragione, non ammette gli errori e persevera. In napoletano, è capatosta. Generosa e intrattabile, geniale e intraprendente, imprevedibile e irascibile, è amata o detestata, senza mezze misure. Di colpo deve fare i conti con una novità che sconvolge la sua vita e quella del gruppo di donne che la circonda. L’imprevisto è di una tale portata da costringerla a ritirarsi nella sfera privata e sospendere i progetti che avevano riempito il tempo precedente. “Non era possibile. Lei era indistruttibile, era la natura allo stato brado, la gioia di vivere in persona, non poteva capitarle un guaio del genere. E noi cosa avremmo dovuto aspettarci? La nostra intera vita d’impegno, una dannata direzione da seguire insieme nonostante le incomprensioni e le zuffe, tutto improvvisamente appeso a un filo. Dopo quelle sfacchinate, dopo il generoso sacrificio dei nostri anni migliori, non avremmo almeno meritato una salute di ferro, una specie di incolumità fisica per sopportare altre delusioni, altri fallimenti e forse esultare per qualche piccola vittoria che il futuro ci riservava?”. Marina è simpatica, esuberante, vitale. Con lei le cose si fanno allegramente o non si fanno e affronta il cancro con carica euforica, radunando attorno a sé, con il solito ésprit de combat, una squadra speciale che le assicura presenza continua, protezione incondizionata e amore a prova di bomba. Il cancro diventa collettivo. La vittoria è scontata a patto che, come al solito, si tenga duro. La buona tavola e la passione per il cinema si dimostrano formidabili antidoti alle difficoltà del momento. Mentre Marina e la squadra corrono sull’orlo del precipizio, entrano in scena altri personaggi estranei alla “missione salvataggio”, presi nel flusso di vite che non si fermano solo perché la sua è in pericolo. C’è Urbano, la longevità in persona, e Ruxandra, la sua badante anarchica. Gioia che ha adottato un bambino e finalmente va in Congo a prenderselo. Virginia che, contro ogni pronostico, affronta una svolta epocale e una nuova convivenza. Simonetta che filosofeggia durante rigeneranti camminate all’aria aperta. Tutti sono proiettati nel futuro, dimentichi della precarietà del presente. A differenza della squadra e della sua leader carismatica, per le quali ogni giorno che passa è una conquista. Le cronache tragicomiche di questa Odissea contemporanea, che si svolge fra Bologna e Cervia – buen retiro della compagnia – si concludono in modo sorprendente, con determinazione e follia.

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Presentazioni Odissea (elenco parziale)

19 settembre 2014 Libreria Ambasciatori Bologna
21 novembre 2014 Casa Internazionale delle Donne Roma
13 dicembre 2014 Azione Gay Lesbica Firenze
18 gennaio 2015 Centro Documentazione Donne/Arci Lesbica Ferrara
20 gennaio 2015 Libreria Trame Bologna
10 febbraio 2015 Libreria Tuba Roma
28 febbraio 2015 Libreria delle Donne Bologna
7 marzo 2015 Pianeta Viola/Caffè Letterario Brescia
28 agosto 2015 Festa Provinciale dell’Unità Bologna
3 novembre 2015 Gender Bender Bologna (ore 18.00 Salara)

Lettere e recensioni

Silvia Neonato – Società Italiana delle Letterate
“Odissea di femminismo e amori”

http://www.societadelleletterate.it/2015/01/odissea-di-femminismo-e-amori/

Articolo su Brescia Oggi in occasione della presentazione del romanzo il 7 marzo 2015

http://www.bresciaoggi.it/stories/2679_citta/1084523_pianeta_viola_presenta_lodissea_della_vita/

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Da Gemma Martino

Cara Cristina,
ho letto il suo libro volutamente in un’atmosfera non tecnica: sono in barca a vela e sto facendo il periplo dell’Italia per riportare una barca da Genova a Chioggia insieme a degli amici, dopo mesi di impegno a presentare in tutte le regioni italiane il mio trattato/romanzo dal titolo Il dis-agio in senologia oncologica.
L’ ho finito adesso all’ora del tramonto e sono scesa in cabina di prua a scriverle subito. Trovo il suo libro un inno alla gioia di essere un gruppo di donne colte, impegnate a comprendere il sociale e la salute in malattia, affettive, sfamigliate e grate alla vita umana animale e vegetale.
Ha delineato la sua/vostra amica Marina all’interno di questo gruppo, arrovellato a capire i percorsi di resistenza e di consapevolezza riguardanti la malattia.
Ho letto il suo romanzo anche come senologa e le dico che non ha mai sbagliato i tecnicismi sanitari ufficiali e complementari. Conosco tutte le realtà da lei citate e il centro oncologico romagnolo e i suoi medici. Ha riportato le credenze e i valori dei medici protocollari e dei medici e terapeuti complementari cercando un nesso unitario mente corpo che non riesce ad essere compreso intellettualmente ma che è ben testimoniato ed espresso (forse a vostra insaputa) nella relazione tra tutte voi. L’unità si realizza nella relazione!
In altre parole mi ha commosso la tenacia amorevole che vi ha posseduto nel vivere tra donne, nel comprendere e anche no il non-senso della malattia che a volte porta a morte e anche oltre i confini.
Un abbraccio e complimenti.

Prof. Gemma Martino

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Da Giovanna Romualdi

“Odissea. Cronache d’incoscienza e di vita estrema” è il secondo romanzo di Cristina Zanetti, uscito a maggio 2014 dalle stanze della casa editrice Cicero, presentato in prima nazionale a Bologna il 19 settembre presso la Libreria Ambasciatori, con Annamaria Tagliavini, Direttrice della Biblioteca Italiana delle Donne e Silvia Varani, Coordinatrice nazionale degli psicologi Ant.

Nell’invito alla presentazione, Cristina Zanetti dice: “Ho scritto questo libro, ma l’esperienza è stata collettiva. L’ho vissuta insieme a un gruppo di donne e spero che saranno sempre presenti per ricordare e trasmettere agli altri una storia e una figura indimenticabile”. Così, se il libro è dedicato “a tre donne molto diverse e diversamente rocce”, la lista dei ringraziamenti alle “personagge”, le donne amiche quasi “coautrici” del libro, è però lunga.
Non tanto, dunque, un romanzo autobiografico ma anche questa volta, come il primo romanzo Stop movie. L’ingrato compito di vivere al passato, un romanzo “liberamente ispirato a una storia vera” che, pur autonoma nella sua possibilità di lettura, è però lo sviluppo imprevisto di quella. Allora, i luoghi della storia erano Bologna e la mitica Stromboli (rievocata con malinconica ma non retorica nostalgia) che campeggiava nell’autoritratto di copertina; ora sono soprattutto le “case” (quelle di Bologna e non solo) a costituire i luoghi della storia, meglio dire dell’intreccio di storie.
Bella nella sua semplicità la casa in prima di copertina; in quarta, il silenzio di una panchina vuota in un giardino. Una copertina a due facce che mi sembra ricollegarsi bene al senso della citazione introduttiva al testo, da Jeanette Winterson, Perché essere felice quando puoi essere normale, che si conclude così “Quando scriviamo offriamo una storia e un silenzio. Le parole sono la parte del silenzio che può essere espressa.”
Leggendo dovremo dunque assumere il silenzio come elemento imprescindibile anche di questa storia, andare “oltre il margine del testo” che ha al centro le relazioni fra l’io-narrante, Marina (“un vulcano d’intraprendenza, un inferno di passioni e di pressioni”, l’ex presidente di Immaginaria, Festival del cinema delle donne) e una “sfamiglia”, quel gruppo di personagge che si ricoagula ancora una volta attorno alla sfida posta dal tumore che colpisce Marina: una “squadra” che “voleva che Marina vivesse quanto lo voleva lei e si addensò in un unico organismo molecolare attorno alla materia cerebrale del suo principio attivo: Marina stessa”. “Sarebbe stato necessario entrare in una dimensione diversa da quella sperimentata nella normalità. Nella vita non c’erano finali ma solo confini… Era venuto il tempo della magia. Il nostro compito non era di fare pronostici, non era di stare lì a girare la clessidra o a fare il conto alla rovescia. Era di vivere il presente, di amplificarne la profondità e la durata.”
Per l’io-narrante significa anche rielaborare ancora una volta la rottura del rapporto con la compagna di una vita affettiva, riscoprire l’importanza di questa figura nella sua vita pur in presenza di un altro legame affettivo con una donna molto diversa dalla prima. “La testa mi diceva che avevo bisogno di entrambe, essendo diametralmente opposte”: un’affermazione sintetica per esprimere la necessità di una pluralità di rapporti, diversi ma importanti. Nel finale del romanzo, che ha una costruzione drammaturgica dove parole e silenzi interrogano, le ultime parole in bocca a Marina stessa “… non esiste un luogo dove non possa raggiungerti” non sono retoriche però esprimono anche questa volta in modo sintetico la forza di un legame.
Lungo le pagine del testo possiamo anche leggere l’autobiografia del romanzo. Citando Louise Bourgeois, “se non si riesce ad abbandonare il passato bisogna ricrearlo. Lo voglio fare anch’io. Lo posso scrivere”, che si precisa con quel “cercherò di scrivere delle cose serie senza rinunciare alla vena comica”.
I due intenti producono dunque un romanzo poliedrico che restituisce anche la storia del gruppo di donne che negli anni novanta avevano dato vita a “Immaginaria”, e poi una quotidianità letta con piacevole ironia o con vena poetica. Un romanzo che sa unire alla profondità di pensiero, sostenuta da spessore culturale dell’autrice, una leggerezza di stile fatta anche di piccoli piaceri del vivere: il gelsomino su una terrazza, i sapori del cibo, l’aroma di un vino, l’ascolto di una canzone, la visione di un film …

Giovanna Romualdi
Il paese delle donne on line

Da Anonima
Ero venuta quasi per caso alla libreria delle donne, verso la fine (il fumo delle candele) della presentazione “odissea”. Non so come (generalmente in questo periodo mi guardo bene da permettermi spese extra) ho acquistato il libro. Qualche settimana fa ne ho letto una 70 ina di pagine; andavano giù veloci. Poi, questa mattina all’alba me lo sono trovato sul comodino accanto al letto e così, con la gatta sulla pancia, mi sono trovata a “volarlo” fino all’ultima parola.
Non è una semplice storia di con-vivenza o com-pagnìa di e tra donne un po’ agiate, un po’ impegnate, un po’ nel proprio mondo frammisto al dorato, un po’ amanti e amate, un po’ tranquille come ambito geografico ed economico, un po’ intontite da uno tra i tanti (ma per loro non concreti) problemi di vita che affliggono i comuni mortali, un po’ un po’…..
Ho trovato tra le parole di quel libro vibrare molto di più di una storia: la carne viva cosparsa di sale: il dolore, quello che annienta e innalza, quello al di là del vero perchè tutto coglie e copre e riduce al silenzio; l’indefinita dolcezza dell’Amore che si rifrange tra le pieghe di intelletto e sentimenti trascendendoli e unificandoli, appartandosi superando i contesti e la realtà dove si presenta; la leggerezza delle parole che tracciano linee delineando ricordi e momenti di vita che accomunano i generi e le/gli umanei……..
Ed ho avvertito allargarsi in me la gioia della consapevolezza di un mondo al femminile vero ed eterno come (e dove) solo le nonne, quasi di nascosto, avevano tentato di farmi entrare. Grazie Cristina Zanetti.


Il primo romanzo

Cover

www.stopmovie.it

Recensione di
Giovanna Romualdi
su Il Paese delle Donne

“L’ironia è necessaria per convivere con le grandi emozioni”, afferma l’Autrice nella pagina dei ringraziamenti. Nell’affermazione non c’è soltanto un riconoscimento d’intenti nella modalità di scrittura ma anche un invito a leggere attraverso questa chiave un romanzo “liberamente ispirato a una storia vera”.

In copertina, l’autoritratto di Cristina Zanetti sullo sfondo dell’isola di Stromboli ci rimanda il volto di una donna che può guardare al passato riuscendo infine a “concentrarsi sul presente”.

Il romanzo è scritto in prima persona: la protagonista non ha nome, quello che conta è il viaggio che “Lei” compie per uscire dalla “Palude” dei rapporti familiari, attraversare la “Foce”, il lungo e ricco spazio di ricerca di un’identità lesbica femminista radicale, fino a raggiungere l’“Onda”, a prendere in mano il presente (le tre parti in cui è diviso il libro).

Punto di partenza è la morte della madre, che pone fine a un incubo, quello di un perenne giudizio alimentato da “oscurantismo medievale”, da una “apocalittica visione del bene e del male”: “ero ai suoi occhi un mollusco in balìa di chiunque non avesse altro da fare che prendersi gioco di me, plagiarmi dalla testa ai piedi e condurmi alla perdizione eterna. Come aveva fatto lei”. L’elaborazione della fine di questo rapporto fatto di continui conflitti non è indolore; è complessa ma la lucidità ironica con cui viene portata avanti rende queste pagine non retoriche, ma avvincenti.

Alla dimensione del rapporto familiare si intreccia quella della vita sentimentale, segnata dalla presenza di una compagna che scompiglia la vita di Lei “con la forza di un toro”, che tende a imporle le sue priorità, riproponendo in un certo senso le modalità del rapporto materno. Quando il rapporto finisce Lei dovrà rielaborare un nuovo lutto, compreso l’abbandono del progetto di vivere insieme nella mitica Stromboli (quella dell’immagine di copertina), ma anche ritrovare la capacità di costruire un nuovo rapporto sentimentale.

“Questo romanzo è liberamente ispirato a una storia vera”, dice Cristina Zanetti; si potrebbe aggiungere: a tante storie vere, come d’altra parte testimoniano i tanti ringraziamenti ad altre donne che hanno in qualche modo accompagnato la stesura del testo. La storia principale si intreccia infatti a quella di una comunità lesbica impegnata nella realizzazione del Festival Internazionale del Cinema Lesbico Immaginaria (www.immaginaria.org) di Bologna.

Attraverso le problematiche della protagonista molte ritroveranno le problematiche di una militanza e di una vita quotidiana femminista che l’ironia della scrittrice ci rimanda con piacevolissime pagine (si raccomandano quelle sulla vita con cani e gatti!). Non è di poco conto che Cristina Zanetti giunga all’esperienza della scrittura dopo avere praticato altre forme di creatività artistica (disegno, pittura, fotografia, musica) oltre che essersi impegnata nella scelta dei film per Immaginaria: un lungo allenamento a raffinare lo sguardo. http://www.womenews.net/le-passioni-del-vivere/

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Altre recensioni e galleria fotografica: www.stopmovie.it

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