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Jane Austen: le capacità intellettuali delle donne

La conversazione, tratta da L’Abbazia di Northanger  (pubblicato postumo nel 1818),
si svolge fra Henry Tilney, sua sorella Eleanor Tilney,  e l’amica Catherine Morland, l’eroina di modeste origini che, dopo molte peripezie, sovvertirà, per quanto possibile,
un finale scontato. Vediamo con quali divertentissime acrobazie Jane Austen sferra colpi
a entrambi i sessi, intrappolati nei rigidi schemi dell’epoca. Benché descriva e denunci l’asfittico universo riservato alle donne, Austen non si sogna di risparmiarle quando si rendono ridicole e grette ben oltre le regole loro imposte.

(Henry Tilney rivolto a Catherine Morland) “… Perdoni la sua stupidità. Le paure di una sorella si sono aggiunte alle debolezze della donna, ma in genere non è così sciocca”. Catherine era molto seria.
“Adesso che hai fatto in modo che ci capissimo fra di noi, Henry”, disse la signorina Tilney, “devi porre lo stesso impegno a far sì che la signorina Morland capisca te… altrimenti penserà che tu sia intollerabilmente sgarbato con tua sorella e che la tua opinione delle donne in generale sia quella di un uomo assai rozzo”.
(…)
“E cosa debbo fare?”.
“… Dille che hai un’opinione assai alta delle capacità intellettuali delle donne”.
“Signorina Morland, ho un’opinione assai alta delle capacità intellettuali di tutte le donne del mondo… specialmente di quelle… dovunque esse siano… con le quali mi trovo”.
“Questo non è sufficiente. Sii più serio”.
“Signorina Morland, nessuno può avere un’opinione più alta delle capacità intellettuali delle donne di quella che ho io. Secondo me la natura ha dato loro troppa intelligenza, tanto che esse non trovano mai necessario usarne più della metà”.

Ovviamente non è Henry Tilney che parla, ma Jane Austen in persona.
Possiamo darle torto, oggi come allora?

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Barbie-foglia di fico per Women and gender studies

 Nel 2010 la prestigiosa Virago Press di Londra, Publisher of books by women (www.virago.co.uk), pubblica “Living Dolls. The return of sexism” della giornalista Natasha Walter.  Nel 2012 la neonata casa editrice Ghena di Roma (www.ghena.it) esordisce con l’edizione italiana  “Bambole viventi. Il ritorno del sessismo”, mantenendo la stessa copertina dell’edizione inglese, firmata da John Swannell. Ghena spiega la sua linea editoriale:
Nati in Nord America fra gli anni 70 e 80, gli studi di genere si sono sviluppati all’interno di determinati filoni del pensiero femminista, interessati non solo alla condizione femminile e alla storia delle donne, ma anche alla costruzione sociale e culturale della società…
Per ciò che ci riguarda, le diversità tra i sessi…  si proiettano in maniera chiara all’interno della scrittura, prodotta nel corso dei secoli in base a un modello costituito dalla cultura patriarcale maschile. Fino agli anni 80 la critica ha considerato il testo, anche quello di matrice più scopertamente autobiografica, come qualcosa che prescindeva dal gender. Negli ultimi trent’anni, però, le studiose femministe hanno cominciato a guardare alla scrittura come inscritta in – e connotata da – una specifica categoria sessuale, dando vita a quelli che propriamente chiamiamo Women and gender studies…

Pur non essendo di facile digestione, la copertina scelta da Virago Press e poi adottata da Ghena riassume, ma piuttosto denuncia, stratificazioni/agglomerati di stereotipi patriarcali sulla donna oggetto, a partire dalla subdola nonché smaccata manipolazione delle bambine, fra grandi magazzini e industria del sesso. La copertina, che potete vedere cliccando su Leggi tutto, è uno schiaffo morale. Si vorrebbe coprire quel corpo adolescente e metterlo in salvo prima che venga profanato, anche solo da uno sguardo indegno. (altro…)

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