A getto continuo: le grandi della letteratura

Serbatoio perenne di saggezza e di visioni, “Le grandi della letteratura” propone e commenta testi più o meno lunghi di celebri autrici, la cui vastità di significato esige di essere perlustrata con perseveranza e spirito d’avventura. Sono, questi, concetti espressi non soltanto in alto stile letterario ma tali da indicare un cammino, o un’esperienza, o un senso, per chi, come me, ne è a caccia e crede nel potere trasformante della parola.

Lo specchio raddoppiatore di Virginia Woolf > One Billion Rising

Nel 1928 Virginia Woolf teneva e poi trascriveva due conferenze diventate il manifesto
del femminismo mondiale col titolo “A Room of One’s Own”, Una stanza tutta per sé.
Non c’è bisogno di commentare per l’ennesima volta queste parole. Basta rileggerle.

“Per secoli le donne sono state gli specchi magici e deliziosi in cui si rifletteva la figura dell’uomo, raddoppiata. Senza questa facoltà, la terra probabilmente sarebbe ancora palude e giungla. Tutte le glorie delle nostre guerre non sarebbero esistite. Saremmo ancora a incidere la sagoma del cervo su qualche osso rotto, a barattare selci in cambio
di pelli di pecora o di altri semplici ornamenti gradevoli al nostro gusto non sofisticato. (altro…)

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“Oh Christ, I could’nt care less”. Doris Lessing

È il modo di rispondere a chi ti sta informando che hai vinto il Nobel per la letteratura? Oltretutto se è giornalista? “Non me ne può frega’ de meno”. Tipico del suo caratterino, perché la passione, l’irruenza, non le teneva solo per la pagina scritta, le metteva anche nella comunicazione orale. Non era, non è, una che avesse, che ha, dei peli sulla lingua, né temesse danni all’immagine, né da viva né da morta. (altro…)

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Alice Munro Premio Nobel per la Letteratura 2013… ovvero “quando ti balena in testa l’idea che possa succedere”

Il 16 luglio del 2011 pubblicavo su questo blog un articolo intitolato “Alice Munro. Il peso solenne della banalità”, nel quale analizzavo la vastità della frase e dei suoi significati. Potrebbe forse interessare rileggerlo. In occasione del suo meritatissimo Nobel, essendo una delle più grandi scrittrici viventi, voglio proporre la lettura di un brano tratto dalla raccolta di racconti “Il percorso dell’amore” (una delle undici edite in lingua italiana, Einaudi sta pubblicando l’opera omnia). Un esempio spaventoso di implacabile lucidità, grandiosità di comprensione e irriducibile umorismo. Riconfermo la definizione che mi divertii a coniare per lei, quella di “bisturi canadese”. Leggiamo.

Negli anni a venire avrebbe imparato a riconoscere i segni premonitori dell’inizio come della fine di una relazione amorosa. Non l’avrebbe più stupita tanto constatare come possa squarciarsi la pellicola protettiva che ricopre ogni situazione. Ma abbastanza
da poter dire un giorno alla figlia Denise ormai grande, mentre parlavano di queste cose bevendo un bicchiere di vino:
Secondo me, il momento migliore è sempre l’inizio. L’inizio e basta. È l’unica parte autentica. Anzi, forse perfino l’attimo prima dell’inizio. Forse quando ti balena in testa l’idea che possa succedere. Forse è quella la parte migliore.

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Letture d’evasione. L’amore secondo Fred Vargas

Narra la leggenda che Fred Vargas (Frédérique Audouin-Rouzeau) scriva le prime stesure dei suoi romanzi (polizieschi a “indirizzo” medievistico esoterico archeozoologico) in ventuno giorni durante le vacanze estive. Se non ci sono di mezzo delle/dei ghostwriter, ha un bello sprint. Vargas attinge copiosamente alle conoscenze che le derivano dal suo lavoro di ricercatrice in medievistica all’Università. Neppure lei resiste alla tentazione di impreziosire (lo fa con moderazione) le sue pagine con massime che richiedono una pausa. Non bisogna pensare che in questo genere letterario, come in altri, oltre alla curiosità per l’intreccio e lo sviluppo della trama non vi sia nulla da imparare. Gli aforismi, tratti
dal romanzo “Nei Boschi Eterni”,  hanno trovato un’eco nella mia esperienza.
Tentare di trascinare di nuovo verso l’amore un’amica esausta è un’impresa impossibile.
L’amore è l’unica battaglia che si vince indietreggiando.

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Jane Austen: le capacità intellettuali delle donne

La conversazione, tratta da L’Abbazia di Northanger  (pubblicato postumo nel 1818),
si svolge fra Henry Tilney, sua sorella Eleanor Tilney,  e l’amica Catherine Morland, l’eroina di modeste origini che, dopo molte peripezie, sovvertirà, per quanto possibile,
un finale scontato. Vediamo con quali divertentissime acrobazie Jane Austen sferra colpi
a entrambi i sessi, intrappolati nei rigidi schemi dell’epoca. Benché descriva e denunci l’asfittico universo riservato alle donne, Austen non si sogna di risparmiarle quando si rendono ridicole e grette ben oltre le regole loro imposte.

(Henry Tilney rivolto a Catherine Morland) “… Perdoni la sua stupidità. Le paure di una sorella si sono aggiunte alle debolezze della donna, ma in genere non è così sciocca”. Catherine era molto seria.
“Adesso che hai fatto in modo che ci capissimo fra di noi, Henry”, disse la signorina Tilney, “devi porre lo stesso impegno a far sì che la signorina Morland capisca te… altrimenti penserà che tu sia intollerabilmente sgarbato con tua sorella e che la tua opinione delle donne in generale sia quella di un uomo assai rozzo”.
(…)
“E cosa debbo fare?”.
“… Dille che hai un’opinione assai alta delle capacità intellettuali delle donne”.
“Signorina Morland, ho un’opinione assai alta delle capacità intellettuali di tutte le donne del mondo… specialmente di quelle… dovunque esse siano… con le quali mi trovo”.
“Questo non è sufficiente. Sii più serio”.
“Signorina Morland, nessuno può avere un’opinione più alta delle capacità intellettuali delle donne di quella che ho io. Secondo me la natura ha dato loro troppa intelligenza, tanto che esse non trovano mai necessario usarne più della metà”.

Ovviamente non è Henry Tilney che parla, ma Jane Austen in persona.
Possiamo darle torto, oggi come allora?

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Isabel Allende. La mia missione non è protrarre l’odio…

… bensì unicamente riempire queste pagine

Sono le ultime righe del monumentale romanzo (d’esordio!) “La Casa degli Spiriti”
di Isabel Allende. Un’altra penna estrema della letteratura mondiale, Alice Munro,
dice in uno dei suoi densissimi racconti: “L’odio è sempre un peccato…
Tienilo a mente. Una sola goccia d’odio nell’anima si può diffondere
e macchiare tutto il resto come una goccia d’inchiostro nel latte”.
Frase semplice, terapeutica, chimicamente scientifica.
Arriva un momento nella vita in cui ci si rende conto che la missione da compiere,
oltre all’impegno quotidiano, è lavorare indefessamente per mantenere viva
la Memoria e rendere merito alle persone che con la loro parabola politica e umana
hanno segnato profondamente la nostra vita pubblica e privata.
Ogni tentativo di nascondere il loro passaggio è destinato a fallire.
Ogni tentativo di cancellare quel che è stato pure.
La mia missione non è protrarre l’odio bensì unicamente riempire queste pagine…

 

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