“Le nostre vite reali sono altrove. L’arte le trova”. Jeanette Winterson

Ho un mio pensiero sull’arte e sulla sua necessità. Non riesco a immaginare una vita senz’arte, ma riesco a immaginare la povertà di chi vive senza. Crearla o fruirla (non è indispensabile essere tutte artiste e tutti artisti) sono i due poli della corrente alternata che passa attraverso la comunicazione artistica.
Ho scritto per tutta la vita, per inclinazione, per militanza, per lavoro, utilizzando vari timbri e linguaggi. Ora però ho scritto un romanzo e ho in cantiere il secondo. Così facendo, la mia umiltà nei confronti della parola è aumentata, se possibile, insieme alla convinzione che non si debba cercare di riscrivere, né di parafrasare per poi far finta che sia farina del proprio sacco, ciò che è già stato scritto ed espresso magnificamente. Nella miscela esplosiva di Jeanette Winterson, da L’arte dissente. Scritti sull’estasi e la sfrontatezza.

“(…) L’arte occupa un territorio non colonizzato dalle convenienze sociali. Non sforzandosi di piacere, né di dispiacere, l’arte lavora per allargare la sfera emotiva. Questo, in una società morta, inevitabilmente la relega fra i ribelli…
La ribellione dell’arte è una ribellione quotidiana contro la condizione di morte in vita, normalmente definita vita”.

“(…) Contro l’insignificanza del quotidiano, l’arte ci ricorda la possibilità del sublime. Non ci riuscirebbe se fosse solamente un riflesso della vita reale. Le nostre vite reali sono altrove. L’arte le trova”.

“(…) L’arte non è una forma di amnesia e l’idea popolare dei libri come evasione o svago non coglie affatto l’essenza dell’arte. Ci sono molte occasioni di evadere e di svagarsi, ma non si trovano nei libri veri, nella musica vera, nel teatro vero”.

“(…) L’arte è la realizzazione di un’emozione complessa… La complessità induce alla perplessità”.

“(…) Una ben diversa visione informa la letteratura e tutta l’arte: la natura umana, la realtà emotiva non sono soggette a un illusorio progredire dall’oscurità alla luce. Sono materia di comunicazione, con noi stessi e attraverso le epoche…”.

“(…) L’arte non è consolazione, è creazione”.

“(…) L’arte è uno spazio energetico che genera spazi energetici”.

“(…) L’arte è eccesso. Evoca sentimenti estremi; coloro che la sconfessano e coloro che la creano lo fanno con violenza. Coloro che si innamorano – di quel quadro, di quel libro – lo fanno con passione. Una volta incontrata, l’arte ti chiederà una reazione”.

Difficile aggiungere qualcosa di significativo a riflessioni così penetranti. Mi ci provo con un’immagine allegorica:
L’arte è uno stato di concentrazione permanente che non tollera distrazioni. Quando è in pausa ripensa a sé con nostalgia. (C.Z.)

Scritto in A getto continuo: le grandi della letteratura, L’arte ribelle: dal cinema, alla pittura, all’architettura… |

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