Musicalità

Mi spiego: se hai orecchio, intonazione, ritmo, feeling, attrazione per uno strumento, insomma se la musica ce l’hai nel sangue, beh… allora potrai riuscire a esprimerti, fino a un certo punto, anche senza avere imparato a leggere le note, a solfeggiare, a conoscere le scale, l’armonia… Dopo una breve infarinatura, oppure senza, ti guida l’istinto, ti guida il suono! Come è successo a me.
Con perseveranza l’autodidatta può imparare a suonare il proprio strumento, fino a un certo punto, ricavando da esso le sonorità volute e componendo (scrivendo, se sapesse scrivere la musica) brani musicali con o senza parole. Oppure riproducendo con facilità brani composti da altri. Come ho fatto io, in entrambi i casi.
Poi non resta che memorizzare alla perfezione l’esecuzione per poterla rieseguire con padronanza. Regola d’oro per chi non sa trascrivere in musica è registrare sempre il brano. Se si desidera, in un secondo tempo lo si può far trascrivere da chi lo sa fare e ottenere così un bello spartito che riporterà  melodia e accordi. Potrebbe servire, per esempio, per suonare in un gruppo.

Livelli

Naturalmente, se alla musicalità innata si aggiunge lo studio, e ancora lo studio, e di nuovo e sempre ancora lo studio, si possono raggiungere livelli straordinari. Soltanto in questo modo si diventa professionisti, cioè vere musiciste e veri musicisti. Non esistono né magie né miracoli. Chi si ferma non evolve, resta inchiodato al palo. Coloro che trovano difficoltoso studiare Teoria devono sapere che dovranno accontentarsi di risultati piacevoli, e sarà già molto. Come ho fatto io, che per lunghi anni ho suonato e composto a orecchio. Qui potete ascoltare 11 canzoni registrate in un concerto dal vivo del 16 settembre 1993 (!) – inclusi vari errori di esecuzione – e un brano strumentale (Fantasie) composto per fare da colonna sonora a un mio cortometraggio sperimentale. Perlomeno un’altra ventina di composizioni testo e musica risalenti alla prima giovinezza è andata perduta grazie alla mia scarsa metodicità quindi, per usare un’espressione calzante, ho letteralmente perso dei “pezzi” per strada.

Scelta precoce

Ma torniamo al punto. Il problema è che fare musica è una passione assoluta. Se la percepisci subito, più o meno da quando riesci a mantenerti in posizione eretta, e i tuoi genitori ti appoggiano parti già con il piede giusto. Se la percepisci subito e i tuoi genitori pensano che è davvero uno splendido passatempo allora sei nei guai perché ti toccherà studiare altro, magari greco antico e poi filosofia (come ho fatto io). Lo studio della musica richiede una ferrea disciplina. I risultati che ottieni con gli strumenti sono direttamente proporzionali al tempo che dedichi loro. Se li tradisci non ti perdoneranno. Se li trascuri non ti sazieranno. Insomma, sono amanti esigenti, gelosi e possessivi. Le mie erano chitarre, prima acustiche, poi classiche, poi elettriche, e benché si dica (assai scioccamente) che la gelosia è femmina non aspettatevi reazioni diverse da violini, pianoforti, clarinetti o sax. Quanto a performance gli strumenti sono assolutamente androgini.

Ascolto e miti

L’ascolto della musica è uno dei piaceri/doveri del/della musicista. Come per la scrittrice e lo scrittore la lettura è il continuo e necessario nutrimento. Su questo argomento si potrebbero spargere fiumi di inchiostro, ma non stressiamoci  con l’elenco infinito dei miei miti: essi sono, oltre che eccellenti, anche soggettivi, infatti  ognuna/o di noi ha i propri. Lo spazio che si apre davanti ai nostri occhi e si spalanca alle nostre orecchie è quindi vastissimo, costellato di astri intramontabili e continuamente espanso da nuovi generi e dalle più originali contaminazioni. Ho amato la musica e l’ho percorsa in lungo e in largo. Un unico augurio: che conserviamo sempre la capacità di riconoscere, a prescindere dai nostri risultati personali, la vera musica  e il vero talento quando si esprimono. Umili discenti, cerchiamo di scartare tutto ciò che ci impoverisce.

Io e la chitarra: un flirt dis-connesso di 30 anni

10/12 anni Imbraccio la prima chitarra e procedo da autodidatta, imparando giri armonici e creando mie canzoni, con testi impegnati, immaginate un po’, tipici di un’adolescente dall’animo cosmico che soffre su di sé tutti i mali del mondo. Mi esibisco in pubblico, quando capita, in festicciole della scuola, a Carnevale, in feste private. Invece di suonare le canzoni di successo continuo soprattutto a comporne di mie. Con alcuni ragazzini del cortile ci ritroviamo in una cantina e provo anch’io la batteria. Mi piace moltissimo. Durante le scuole medie il padre di un’amichetta, che per mestiere dirige una sua orchestra da ballo ed è batterista, mi insegna alcuni pattern! Com’è bella la batteria! Alla fine delle medie, per decisione familiare, NON vengo iscritta al conservatorio (entro al liceo classico).

20/23 anni Iniziano (tardi, come vedete, durante l’università) le lezioni private di chitarra classica e solfeggio, studio per un equivalente di circa 3 anni il Carulli e il Sor (i metodi classici) ma l’impazienza mi porta, con la complicità del maestro, ad anticipare un po’ i tempi eseguendo brani più complessi come, per citarne alcuni, le  celebri trascrizioni per chitarra di “Asturias” (Albéniz), della “Bourrée” (J.S. Bach) e un discreto numero di gavotte e rondò rinascimentali per liuto.

23/24 anni Interrompo le lezioni di chitarra classica. Mi rimane una buona tecnica strumentale. Per via di amicizie approfondisco la bossa nova e  ne imparo alcuni dei brani più celebri, come per esempio “Garota de Ipanema”, “Samba de uma nota so”, “Desafinado”…

25/29 anni La musica tace. Ricerca di me stessa. Chi sono e dove vado.

30/39 anni Ripresa in grande stile delle attività musicali.  Studio finger picking, poi chitarra elettrica, riprendo a comporre canzoni, suono nei Piano Bar (anche cover) e in varie formazioni musicali. Il mio genere, il mio repertorio cantautorale, diventa prevalentemente funk rock.

40 anni Ultimi 3 concerti dal vivo. Fine delle trasmissioni. Prevalgono altri impegni: Immaginaria.

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