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W. Women in Italian Design
All’Women in Italian Design – 31 marzo 2016 /19 febbraio 2017 – è esposta, fra gli altri stupefacenti oggetti d’arte ideati da architette e artiste stellari, la lampada Genesy di Zaha Hadid, scomparsa proprio il giorno dell’inaugurazione. Ma le tracce che la Regina delle Curve ha lasciato sul pianeta sono numerose. In Italia il Maxxi di Roma e il Messner Mountain Museum a Plan De Corones, mentre altri cantieri sono all’opera.
La nona edizione del Triennale Design Museum affronta il design italiano alla luce del genere, tracciando una nuova storia del design italiano creato da donne, ricostruendo figure, teorie, attitudini progettuali che sono state seminate nel Novecento e che si sono affermate ed evolute nel XXI secolo. L’idea che il genere non sia più solo un dato biologico ma una costruzione culturale, apre importanti prospettive. Per affrontare in modo oggettivo le questioni del gender legate al design, scrive chiaramente la curatrice della mostra Silvana Annichiarico, è necessario affrontare prima di tutto la grande rimozione operata dal Novecento nei confronti del genere femminile. Tutta la modernità novecentesca ha messo ai margini la progettualità delle donne, pressoché ignorata da storici e teorici del design. Ma il XXI secolo è caratterizzato sempre di più da una forza rinnovata di tale progettualità.
Si legge in un tabellone (bellissimi tutti, lucidi e chiari – mai si erano letti testi così gender oriented nei templi dell’arte) alla fine del percorso: “I numeri dicono che lo scenario è in piena mutazione e che la presenza delle donne nelle scuole di design, nelle facoltà di architettura e negli studi dove il design diventa professione di massa è ormai preponderante. Nello stesso tempo le neuroscienze ci dicono che uomini e donne reagiscono in modo diverso alla percezione di immagini e oggetti. Due ricerche effettuate rispettivamente dal Centro per lo Studio della Moda e della Produzione culturale dell’Università Cattolica di Milano (numeri e statistiche) e dal Centro di Ricerche di Neuroscienze dell’Università IULM (percezione estetica) offrono qualche ulteriore spunto per uscire dal TDM con meno certezze e qualche domanda in più, cui cercare di dare una risposta”. Ciononostante qualche fesso su internet conclude la propria raffazzonata recensione con la domanda: e se si scoprisse che la creatività è gender free? Tu sei la prova vivente del contrario.