La chiave del tempo. Irène Némirovsky

La Chiave del Tempo

1. … Nel suo corpo immobile la mente vagava in lungo e in largo nel tempo
percorrendo spazi immensi.
Irène Némirovsky, Temporale di giugno, da Suite Francese

2. … Non era delirio né un principio di follia… Nell’oscurità, nel silenzio, ricreava il passato; rievocava istanti che lei stessa aveva creduto dimenticati per sempre…  Non si trattava più di immaginazione: la realtà stessa le veniva restituita in ciò che aveva d’imperituro, perché niente poteva far sì che tutto quello non fosse avvenuto. Né l’assenza né la morte riuscivano a cancellare il passato…
Irène  Némirovsky, Dolce, da Suite Francese

Confrontiamo adesso questi due brani di Irène Némirovsky con quattro aforismi tratti da “Préceptes de vie” del monaco tibetano Dugpa Rimpoce (m. 1989). C’è stato un periodo della mia vita nel quale ho guardato con interesse alle filosofie orientali, in particolare a quelle derivanti dalle pratiche ascetiche e dalla meditazione, fondate quindi sull’esperienza diretta e disciplinata dei meccanismi e degli stati psichici o di coscienza. Benché non immuni anch’esse dalla misoginia che intride e fonda le culture patriarcali, in alcune circostanze mostrano la loro particolare acutezza e lucidità.

Non esiste né passato né futuro.
Quello che fai, lo fai sempre qui e ora.

L’istante è il solo luogo dell’esperienza
in cui la vita possa essere afferrata, provata, sentita.

Il passato e il futuro appartengono al regno della fantasia
e sono inconsistenti come i vapori della nebbia.

Impara ad agire a partire dall’istante
se vuoi cambiare la tua vita.

In apparenza gli aforismi sembrano contraddire le due situazioni descritte da Némirovsky.

Nella prima scena la scrittrice sta descrivendo gli ultimi attimi di un morituro: tempo e spazio si fondono in un’unica dimensione immateriale, che però è l’unica a poter essere esperita – sperimentata – e trasmessa a milioni di neuroni attraverso le sinapsi cerebrali. L’unica esperienza sensoriale nell’immobilità del corpo.
Pur essendo un’esperienza assoluta, in grado di colonizzare tutti i comparti della mente e attivare le funzioni del cervello, il monaco ha ragione: si svolge qui e ora. Tuttavia il soggetto potrebbe non esserne cosciente. Il monaco ha una visione unitaria della mente e del corpo quando afferma che l’istante è il solo luogo dell’esperienza in cui la vita possa essere afferrata.

Nella seconda scena una donna ricorda così intensamente il passato da renderlo vivo nell’attimo presente: “… la realtà stessa le veniva restituita in ciò che aveva di imperituro”, e cioè nel fatto che “niente poteva far sì che tutto quello non fosse accaduto”.
Il ricordo è imperituro, se con la volontà lo si rinnova e lo si tramanda, non la situazione, poiché essa è trascorsa. Ma la forza della rievocazione può essere così potente da ingaggiare una lotta con il presente e debellarlo: il passato domina la nostra mente. Al punto tale che, se non si ritrova la strada del ritorno, se si perde l’ancoraggio con la realtà, può instaurarsi una patologia mentale.

Gli innumerevoli tuffi all’indietro da me effettuati con frequenza quotidiana hanno molto in comune con le esperienze descritte da Némirovsky. Mi arrischierei perciò ad affermare che la percezione del tempo è soggettiva (e la sua misurazione puramente convenzionale, ma questo non deve distrarci dal primo assunto).
La percezione del tempo in quanto passato e presente è soggettiva poiché  dipende dallo spazio mentale che si mette a disposizione ora dell’uno ora dell’altro per permettergli di svolgersi temporalmente… Più lo spazio si allarga più il tempo si snoda e viceversa. Se si lascia che lo stato di coscienza rimanga completamente immerso nel passato, il presente viene scalzato e soltanto il corpo vi rimane.

Quanto al futuro potrebbe essere visto come il presente del giorno dopo oppure come un presente molto lontano. È inoltre probabile che la dimensione che chiamiamo “futuro” si stia svolgendo indipendentemente da noi e che ne avremo una percezione ritardata, a causa dei nostri limiti sensoriali e cognitivi. D’altra parte è pur vero che la materia o la realtà esiste a prescindere dal fatto che possiamo percepirla. Pensiamo per esempio alle scoperte astronomiche che ogni giorno stanano nuovi angoli dell’universo disseminati laggiù nel futuro.

Certo, il cronicizzarsi di attività interiori del tipo tuffi all’indietro rischia di distoglierci dal momento attuale. Sono stati di alterazione mentale, probabilmente, in genere legati a traumi, a dolori persistenti e insopportabili.

Ma ecco che il monaco ha ragione:  il moto in avanti, però, il cambiamento nella vita, si ottiene soltanto seguendo l’insegnamento del quarto aforisma “Impara ad agire a partire dall’istante”.
Quanta ascesi ci vuole per tornare all’azione?

Sono consapevole e tuttavia ho vaghi ricordi dei dibattiti filosofici intorno a questi temi. Pazienza: in questo modo la riflessione non potrà diventare troppo erudita. Potremmo continuare a lungo con le più bizzarre congetture, ma ora l’esplorazione è avviata. La posta in gioco non è di scarsa importanza: ha forse a che fare con il senso della vita, la quale si svolge in un lasso di tempo limitato. O almeno così crediamo.

Scritto in A getto continuo: le grandi della letteratura |

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