Il libro è un mito. Se è di carta è anche un passaggio spaziotemporale, una galleria gravitazionale, ovvero una scorciatoia da un punto all’altro dell’universo. E mentre l’wormhole di Einstein-Rose è un’ipotesi fisica ancora da dimostrare, un libro è un wormhole reale. I libri permettono infiniti salti dimensionali. Basta aprirli e farsi inghiottire in un punto o nell’altro dello spaziotempo. Funziona con i libri di carta.
I file ebook non ce la fanno, mancano di massa e di energia.
Rilegato o in brossura, tascabile o di grande formato, con la copertina ruvida o liscia,
in quadricromia o in bianco e nero come i libri militanti di una volta, con un peso e uno spessore, da maneggiare, perfino da annusare se è antico, io lo amo, il libro di carta.
È considerata una posizione antidiluviana, nostalgica, ma pensiamo ad esempio al mondo (e al fiorente mercato) del libro d’antiquariato. C’è gente disposta a tutto pur di accaparrarsi un’edizione speciale, a tiratura limitata, esaurita o pressoché introvabile. Ma non c’è bisogno di risalire alle tavole illustrate della Diderot D’Alembert, ora si collezionano Topolini, Diabolik, Linus, anch’essi hanno contribuito, piacevolmente, ad alimentare l’immaginario collettivo.
Non fatevi fuorviare dagli ebook dei miei romanzi che si vedono in alto a destra. Li ho dovuti realizzare per restare al passo. Sono un’irriducibile sostenitrice dell’impaginazione classica,che deve sottostare a regole tipografiche precise – e sensate, vorrei aggiungere, servono da segnaletica per facilitare la lettura – dalle quali non si deroga se non in caso di ricerca-sperimentazione grafico-artistica nei libri d’arte, ma quella è tutta un’altra storia. Mi scandalizza che l’impaginazione di un libro si perda completamente nella versione ebook. Inorridisco, per esempio, alla vista di una “vedova”, una riga rimasta da sola in cima alla pagina successiva, che per il resto scorre bianca immacolata, senza macchia.
Non mi si venga a dire che grazie agli ebook si abbattono meno alberi. A parte il fatto che esiste anche la carta riciclata, innumerevoli e colpevoli sono le ferite inferte al pianeta. Come smaltiamo miliardi di cellulari, computer, tablet? Vi risulta che siano biodegradabili? Se proprio dobbiamo ridurre gli eccessi del nostro feticismo libresco, fare un falò in mezzo a un prato è meno inquinante.
Fin da piccola ho dormito insieme ai libri, la libreria di mio padre, che per ragioni di spazio si ergeva, nonché si allungava, in camera mia, e che diventava ogni giorno più pesante e pericolosa grazie ai nuovi arrivi. La letteratura mondiale incombeva su di me e pur rischiando di rimanere schiacciata sotto un crollo, il mio letto occupava la migliore posizione possibile, circondato da tantissime storie nelle quali potevo immergermi a piacere. Ogni libro era un wormhole, e tutti insieme costituivano un’inesuaribile fonte di energia rinnovabile. Ieri come oggi, le loro funzioni sono inalterate. L’età, la nostra e la loro, non conta. Da Zanna Bianca di Jack London a Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne, da Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen ai Fratelli Karamazov di Dostoevskij, da La Signora Dolloway di Virginia Wolf a Amy e Isabelle di Elizabeth Strout, giusto una manciata di titoli a caso, mi hanno trasportato infallibilmente in secoli, paesi, circostanze, facendomi vivere incalcolabili vite, ben oltre i limiti della mia.
Il futuro, come preconizzato in Minority Report di Spielberg, è dell’i-Air Touch, un’interfaccia sospesa a 30 centimetri dall’utente, da utilizzare come un touchscreen. Basterà indossare e attivare degli occhiali speciali. L’ebook reader sarà considerato alla stregua dell’osso lanciato dalla scimmia nelle sequenze iniziali di 2001 Odissea nello spazio di Kubrik. Non c’è problema, è il progresso. A noi collezionisti clandestini del libro di carta daranno la caccia per tutte le galassie, ma non ci troveranno. Saremo da qualche parte, dentro un wormhole!