L’illusione di creare dal nulla
Ho scattato una foto che descrive il bianco siderale, cioè l’emozione che si prova quando, volendo iniziare a scrivere, sulla pagina non ci sono ancora parole cui ancorarsi. Le chiamiamo a raccolta dal nulla, e ne servono tante per districare la selva di significati cresciuta dentro di noi. Ma dove invocheremo tanta opulenza? Da dove ci proverrà?
La pagina si presenta vasta e inesplorata come una banchisa polare in cui si intravedono, si immaginano forme. A volte l’attesa è vana, il biancore acceca, sembra di stare fra i ghiacci eterni, ma arrendersi sarebbe fatale. Quello che si deve fare è restare all’erta, aguzzare la vista, mantenere il contatto.
Inizia con uno zampillo, un sottile sgocciolamento, un rigagnolo, un ruscello, poi aumenta di portata, vortica, si surriscalda, ribolle finché la corrente si trasforma in un fiume turbolento e impetuoso, rosso di sedimenti e rocce. Arrivano le parole rosse e con esse i loro mondi rossi. Confluiscono in un unico processo di rosso fluido saturo di emozioni. È l’arteria principale. Ora getta di continuo. La piena può durare intere giornate, oppure soltanto un giorno, oppure ore, o prosciugarsi. Poi il ciclo ricomincia.
Scrivere è una dimensione di solitudine affollata. La dimensione opposta è quella dello stordimento e della dimenticanza.
Per vedere il bianco siderale o fase d’incubazione della scrittura clicca su “Leggi tutto”. La foto, intitolata Scrivere, è qui sotto, immersa.
P.S. Precisazione: questo articolo è stato inserito anche nella Categoria “A getto continuo: le grandi della letteratura” non perché la sottoscritta vi rientri ma perché riguarda il mestiere di scrivere.