5 Divi a 4 Zampe

Gli animali della casa…
… immortalati in un romanzo evergreen!

In Stop Movie (sapete già che è il mio romanzo d’esordio, vedo i vostri sbadigli mentali) le interpreti principali sono affiancate da cinque comprimari che ne condividono le storie e lo schermo, se così si possono chiamare le pagine. Si tratta di 5 quadrupedi, tre gatte, un gatto e una femmina di cane, per un totale di 20 zampe ferme. Se si muovono tutte insieme possono diventare il doppio, e anche il triplo, con esiti imbarazzanti.
I loro nomi sono: Easy (Rider) la femmina di cane, detta anche “la pazza”; seguono Palli, Pendi e Cricchi, le tre gatte lunatiche; chiude il Pici (Poci quando è grasso), il gatto più brutto del mondo, con il cranio schiacciato secondo l’usanza dei Maya, ma è così dalla nascita, non è stato sottoposto alla barbara deformazione. Quando diciamo “lo scemo” è sempre a lui che ci riferiamo.

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Fantasie: in preparazione

In preparazione…

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Cortomiraggi: in preparazione

In preparazione…

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Filmmaker

Il motion diventa emotion
L’emozione diventa Movimento (cinema di)

È trascorso oltre un secolo da quel 28 dicembre 1895 in cui si tenne a Parigi di fronte a un pubblico pagante la prima proiezione di una pellicola stampata, grazie all’apparecchio dei Fratelli Lumière. Da allora il cinema non è più soltanto la riproduzione del movimento (motion) ottenuta tramite la proiezione di fotografie in successione.
Il cinema è la sofisticata, artistica orchestrazione di tutte le arti e le tecniche raccolte ed utilizzate al suo interno: fotografia, pittura, musica, teatro, danza, architettura, design, moda, poesia, letteratura, disegno… e oggi molto altro ancora. L’effetto complessivo è la grande illusione della realtà: per descriverla, narrarla, analizzarla, capirla, denunciarla, ridicolizzarla, mitizzarla… oppure evaderla, oscurarla, anticiparla, predirla, immaginarla, fantasticarla, trascenderla… Tanti sono infatti i generi cinematografici. Ma non è questo il luogo per richiamare le numerose e accreditate teorie del cinema,  le sue funzioni e potenzialità comunicative, e valutare quanto siano disattese o assolte.

Scendiamo ora dall’Olimpo e voliamo molto più basso, un palmo da terra, quanto basta per non fracassarci le ossa. Con l’avvento della videocamera, ora digitale, e l’arrivo sul mercato di software più o meno professionali di montaggio video, filmare e montare è alla portata di tutti. Perciò chi ha qualcosa da dire e sa come dirlo può disporre di un mezzo facile da usare e a basso costo che, pur non arrivando alla magnificenza della pellicola 35 mm, consente di sbizzarrirsi a chi ha il gusto dell’inquadratura e sa narrare per immagini. Ora poi che il supporto di proiezione può essere il DVD il gioco è fatto. Corti, medi e lungometraggi (fiction, documentari, sperimentali) realizzati con questa semplice attrezzatura, molto spesso utilizzata nelle produzioni indipendenti low cost, girano il mondo grazie a festival dedicati. E guarda caso fanno controinformazione e affrontano temi negletti o censurati o deturpati dagli stereotipi del cinema mainstream. Così si rende visibile un cinema di movimento (di tanti movimenti in tante parti del mondo) che non ha soldi ma che vuole conquistare spazi di espressione. Fra questi il Cinema delle Donne, realizzato da registe indipendenti, intraprendenti e ribelli, che portano sugli schermi le storie e le tante differenze delle donne, soprattutto di quelle che si battono contro il sessismo, la misoginia, l’omofobia, la lesbofobia, il razzismo e la violenza della cultura patriarcale. E poi con Youtube… fiato alle trombe.

Un’appassionata di fotografia come me (controllare su Obiettivi di diverso genere) avrebbe potuto lasciarsi sfuggire una simile occasione? Per di più avendo lavorato per 12 anni a Immaginaria? No, non avrebbe potuto. Ecco dunque due spezzoni tratti dal mio corto di fiction “Cortomiraggi”  e dallo sperimentale “Fantasie” di cui ho composto anche la colonna sonora. Due divertissement, tanto per provare.

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Attimi ru(fu)ggenti

Backstage di una militanza ultraventennale…

Non capita tutti i giorni di incontrare una persona che ti cambia la vita grazie alla sua passione, alla sua forza di carattere, alla sua volontà, alla sua tenacia, ai suoi ideali, alle sue visioni anticipatrici. A noi è capitato, e l’abbiamo seguita. Abbiamo creduto nelle sue battaglie e le abbiamo condivise. Grazie Marina (Ciao Mari), dopo di te non saremo mai più le stesse.
Certo, però, che mazzo! Se ci vedessi adesso… Siamo invecchiate, abbiamo rallentato.
Tu, però, non ti preoccupare: le vecchie volpi perdono il pelo, non il vizio.

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Imbrattatele

Pennello selvaggio autodi(datta)sfatta 1971 – 1976

Ci vuole fegato per navigare in questa sezione. Se avete deciso di procedere nonostante l’avvertimento, potrete vedere, ma più che “vedere” potrete “analizzare” o “psicoanalizzare” questa selezione tratta dalla produzione “pittorica” di una ragazza che dai 18  ai 23 anni aveva dichiarato guerra alle tele, soprattutto a quelle bianche. Non possedendo né le basi del disegno né le tecniche del colore, la sua mente tormentata si agitava ossessivamente in alcune scriteriate dimensioni, con una predilezione per gli scenari “religiosi” riletti in chiave psichedelica.
I “quadri” non necessiterebbero di didascalie, salvo per il n. 1, sorprendente autoritratto simile al vero, ma è stato divertente affibbiargliene di assurde. Assurdità più, assurdità meno… che differenza fa?
Seguono schizzi, caricature e copie a penna di epoca successiva, sempre XX secolo.

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